Fondazione Guido ed Elena Carretta

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Guido ed Elena Carretta

La Fondazione vuole ricordare Guido Carretta (1874-1952) il quale fu un agricoltore che lasciò un’impronta nel suo settore. Fin dall’inizio della sua attività, all’inizio del

novecento, prese contatti con centri di ricerca e con gli artefici di innovazione nella sua zona. Questo gli servì, soprattutto dopo la prima guerra mondiale, a dare un incentivo alla ricostruzione. Tutto era distrutto dopo la grande guerra e i campi erano minati.
Guido mise tutte le sue risorse economiche e conoscitive per costruire un’Azienda che desse lavoro e sicurezza ai migliori braccianti che volessero diventare mezzadri e quindi soci.
La scuola di enologia e viticultura di Conegliano gli suggerì di potenziare la cantina, per non lasciare il raccolto dell’uva alla mercé dei commercianti. Sviluppò anche il progetto dei fratelli Belussi e i vigneti così concepiti permisero quattro tipi di raccolto nello stesso ettaro: l’uva, l’erba medica, la foglia di gelso e le patate o altri tipi di ortaggio.
Lo sviluppo delle filande meccanizzate gli diede l’idea di favorire ulteriormente la bachicoltura e alla fine la sua azienda era la maggior produttrice di bozzoli di bachi da seta in Italia.
La cura nell’allevamento del bestiame migliorò una razza autoctona che divenne ottima per il latte e per la carne.
Tutte le novità, dai silos che conservavano il foraggio, ai trattori, le trebbie, le macchine coltivatrici arrivarono nell’azienda.
Le case coloniche vennero progettate da un giovane architetto, Candiani, che poi divenne famoso; furono costruite robuste, ampie, luminose, salubri e vengono usate tutt’oggi.
Tutto ciò aiutò il lavoro e la sicurezza dei mezzadri che contribuirono con una fervida attività al benessere loro e dell’Azienda.
Nel libro di Paolo Gaspari, storico e sociologo di Udine, “La grande guerra e ribellione contadina” del 1995, si testimonia che Guido Carretta cominciò, subito dopo la grande guerra, a ricostruire le case coloniche e a investire tutte le sue risorse nelle campagne. Guido sollecitò i colleghi a ricostruire le case dei contadini e ad aiutarli, per dimostrare l’importanza del legame che doveva unire padroni e coloni.
Altre due storiche di Torino, Adriana Castagnoli ed Emanuela Scarpellini, nel libro “Storia degli imprenditori italiani” del 2003, citano Guido Carretta fra i più importanti imprenditori italiani fra le due guerre. Citano anche i premi che conseguì con la razza bigio alpina da lui selezionata e i premi per il frumento e per i vini.
Guido Carretta divenne Commendatore e poi Cavaliere del Lavoro, quando questo titolo era conseguito raramente e molto ambito. Divenne infine Presidente degli agricoltori trevigiani.
Il figlio Aldo (1904-1965) visse nella venerazione del suo amato padre. Già nel 1963 definì la Fondazione “Guido ed Elena Carretta” nel suo testamento.



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Guido Carretta

Dal quotidiano “la Tribuna” di Treviso del 27 settembre 2018: “La Fondazione Carretta, 55 anni solidali”La Fondazione nacque il 19 ottobre 1963 per volere testamentario di Aldo Carretta. Egli volle istituire all’atto della sua dipartita un ente benefico in memoria dei suoi genitori, Elena e Guido Carretta, originari della frazione cessaltina di Santa Maria di Campagna, destinando alla nascente Fondazione una ventina di ettari di terreno e alcuni immobili.

Nata nel 1963 come Fondazione, nel ‘71 venne trasformata in ente morale. Con la trasformazione dell’economia locale, la Fondazione, che traeva il suo sostentamento dalla mezzadria, decise di ristrutturare gli edifici annessi alle proprietà agricole per trasformarli in alloggi per i meno abbienti. Grazie a una convenzione con Fondazione Cassamarca, oggi la Fondazione Carretta mette a disposizione ben 18 alloggi 14 a Cessalto e quattro a Salgareda.